Cambiamenti epocali

Ogni scoperta prelude a innovazioni nella vita delle persone rendendola più facile e più libera ma anche soggetta ad un prezzo … insomma, non si dà niente per niente.

L’elenco è assai lungo se pensiamo a quanto avvenuto con incredibile accelerazione dall’introduzione di Internet all’uso pervasivo dei telefoni cellulari e dei social. A partire da questi ultimi dire che non li frequenti pare un’affermazione di snobismo, se va bene, o di arretratezza da compatire. L’Influencer, nuova figura professionale acchiappa gonzi, è divenuta un modello ed un’aspirazione per molti giovani che sognano facili guadagni ed un’effimera notorietà.

Gli smartphone di ultima generazione hanno modificato i comportamenti e introdotto una dipendenza perniciosa: dimenticare il “macchinario” provoca uno stato ansioso nel soggetto o in chi è a lui collegato, tanto questa appendice alla persona ne certifichi l’estensione corporea: testa, corpo, arti e smartphone, indicatore di esistenza in vita.

Lì sono custoditi elementi essenziali dell’individuo, le sue relazioni sociali e affettive, fotografie, appunti da ricordare e pensieri, per chi li ha, che se non li trascrivi si perdono per sempre.

La mia ostinazione a distinguermi, se può apparire un atto d’incomprensibile arretratezza, si traduce in una preclusione dal punto di vista relazionale e professionale che si aggiunge ad avere un vero e proprio velo obnubilante: non sono capace per caparbietà a collegarmi a conferenze, serate di lettura a tema, eventi e così via. So perfettamente di autoescludermi da opportunità che potrei cogliere … ma la mia mente si chiude, non imparo perché fondamentalmente non voglio arrendermi come l’ultimo dei Giapponesi, pur sapendo che prima o poi dovrò farlo, o morire.

La mattina di Settembre risplende di luce attraverso il verde degli alberi come rappresentazione di un’estate che offre il suo smagliante finale. Seduta sulla panchina in un punto dei giardini in cui sentirmi sicura, osservo i pochi passanti annotando con rimpianto l’assenza di bambini, un tempo numerosi, e dei bar che erano punto di riferimento e parte della nostra quotidianità.

A un certo punto alzo gli occhi dal giornale distratta dalla giovane coppia, con bambino dormiente in carrozzina, seduta proprio di fronte a me. Passa il tempo ed è l’assenza assoluta di suoni a distogliermi dalla lettura: la coppia non s’è mossa, nessuna parola tra loro … solo un accanimento incessante dei pollici sullo schermo dello smartphone da parte di entrambi, a velocità supersonica. Il bambino continua a dormire, completamente ignorato. Trascorsa una buona mezzora i due si alzano all’unisono, senza un cenno, avviandosi nel silenzio totale. “Che siano sordomuti?” mi sono chiesta.

Purtroppo ho assistito altre volte a scene analoghe al ristorante, lei lui e l’Altro, l’amante cui rivolgere dedizione esclusiva posato accanto al piatto e tenuto d’occhio per essere ripreso subito dopo l’ultimo boccone: l’importante è esistere sui social e qui mi risulta non ci siano limiti d’età.

Viviamo ormai in una società orwelliana dove puoi essere scovato ovunque dall’occhio indagatore che può inquadrarti dal portone di casa, seguire i tuoi passi, smascherarti al minimo sospetto d’una trasgressione che colorava la vita della generazione precedente, senza troppi danni collaterali.

M’inquieta ammettere che lo strumento sia così pervasivo da molestare una riottosa come me: mi fa sentire a disagio dimenticarlo per via dell’uso universale di What’sapp che avendo quasi totalmente sostituito la telefonata contiene messaggi che possono rivelarsi indispensabili, ma lo lascio aspettare ritardando i tempi per non dargliela vinta.

Tutto è racchiuso in quel contenitore, immagini che scompariranno con l’unico scopo di essere postate per autocelebrarsi, non le belle fotografie che attendevamo con impazienza ancora custodite nelle nostre case. Ora tutto è esposto, raccontato, nella più squallida noia esibizionistica.

Penso che ogni generazione conosca il tempo dei rimpianti che saranno diversi dai miei, testimone di un epoca di grandi mutamenti come altri saranno negli anni a venire. Quello che al momento lasciamo in eredità è l’orrore della guerra di fronte alla quale l’incredulità fatica ad accompagnarsi alla speranza. Nessuno di noi può prevederne le conseguenze.

Marina Elettra Maranetto

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